LE ORIGINI DEL TERZ'ORDINE CARMELITANO
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Bolla papale "Cum Nulla" del 7 ottobre 1452 |
Queste persone
laiche prendevano i voti e vivevano in comunità. Ne sono prova i
monasteri femminili aggregati all’Ordine dal XIII secolo in poi.
Il più antico
gruppo di sorores (sorelle) conosciuto nell’Ordine risale al 1300 quando il
Priore Generale Gerardo di Bologna aggregò un gruppo di Venezia all’Ordine. Si ha notizia del
più antico gruppo di “laici carmelitani” a Lucca, sempre in Italia, nel 1284.
Prima della Bolla
“Cum Nulla” c’erano già uomini e donne associati all’Ordine a vario titolo. Questi individui e
gruppi erano considerati appartenenti all’Ordine, indipendentemente dalla loro
condizione giuridica. L’Ordine è stato sempre ricco di creatività e ha
condiviso il carisma con altri che ad esso si ispiravano» (J. Chalmers, Nella terra del
Carmelo, Lettera alla Famiglia Carmelitana in occasione del 550° Anniversario
della Bolla “Cum Nulla”, 3-5).
«La prima approvazione giuridica ecclesiastica venne in forza della bolla pontificia “Cum Nulla” emanata da papa Nicolò V il 7 ottobre 1452. La concessione contenuta nella bolla “Cum nulla” venne poi esplicitata con un’altra bolla, la “Dum attenta” di Sisto IV del 28 novembre 1476.
Questi due documenti sono alla base dell’odierna strutturazione della Famiglia Carmelitana» (Dalla Regola del T.O.C.).
«La prima approvazione giuridica ecclesiastica venne in forza della bolla pontificia “Cum Nulla” emanata da papa Nicolò V il 7 ottobre 1452. La concessione contenuta nella bolla “Cum nulla” venne poi esplicitata con un’altra bolla, la “Dum attenta” di Sisto IV del 28 novembre 1476.
Questi due documenti sono alla base dell’odierna strutturazione della Famiglia Carmelitana» (Dalla Regola del T.O.C.).
MODELLO IDEALE
Quale è o dove ruota il modello
ideale del Terz’Ordine Carmelitano? Il modello ideale è sempre Gesù Cristo,
anzi la Regola Carmelitana aggiunge: “a qualunque forma di vita ognuno appartenga,
deve vivere in ossequio di Gesù Cristo”.
Questo “ossequio” il Terz'Ordine (TOC) lo espleta nel
vivere:
Il TOC vive incarnato in un
territorio ed in un popolo, ne condivide il cammino e la storia, le gioie e i
dolori, le speranze e le angosce.
Il Dio in cui crede è il Dio della
storia, il Dio-con-noi, per questo la sua prima preoccupazione è mantenersi
unito a questo Dio che vive in mezzo al suo popolo.
Di conseguenza, concepisce e vive
la Chiesa come mistero di comunione, come popolo di Dio, così come è stato
presentato dal Concilio Vaticano II.
La considera come “la fontana del
villaggio” (San Giovanni XXIII), uno spazio cioè dove tutte le differenze si
incontrano in un dialogo positivo e promozionale.
Accetta il popolo di Dio così
com’è, senza escludere nessuno: ne accetta tutte le precarietà, i limiti, le
difficoltà, sapendo che solo camminando con questo popolo, con questa realtà,
con queste persone riuscirà a fare qualcosa per lo stesso popolo.
Le diversità che esistono nel
popolo di Dio, le concepisce e le vive come ricchezza e manifestazione dello
Spirito, come completezza dello stesso corpo.
Si impegna a promuovere queste
diversità affinché la stessa realtà della Chiesa sia sempre più significativa a
livello di segno e strumento della comunione degli uomini con Dio e tra di
loro.
Consapevole di ciò, partecipa
attivamente e fruttuosamente ai momenti più importanti e significativi della
vita del popolo, lì dove il volto di Dio diventa più chiaro, più visibile di
fronte al mondo.
Il suo rapporto con le altre realtà carmelitane
Il TOC considera il carisma
carmelitano come patrimonio comune di tutto il popolo di Dio.
Vi partecipa per diventare, con
sempre maggiore vitalità, “pietra viva” nell’edificio della Chiesa. La sua
partecipazione alle iniziative comuni di tutta la Famiglia Carmelitana ha come
ultimo obiettivo non lo stesso Carmelo, ma il condividere la missione che il
Signore affida a tutta la sua Chiesa.
La vita nel Carmelo, è una genuina
spinta di vita ecclesiale, è una possibilità di diventare “pietra viva”.
Il TOC con gli altri gruppi di
persone che si ispirano alla Regola del Carmelo (di ogni ramo ed espressione)
costituisce spiritualmente nella Chiesa la Famiglia Carmelitana.
Con essi, per quanto è possibile,
vive in comunione, collabora a progetti ed iniziative comuni e serve perché non
si perda “l’abitudine di stare con Dio”.
Vita di comunione, di collaborazione
e di servizio che diventa più profonda ed evidente con i gruppi carmelitani del
proprio territorio, del proprio ambito di vita.
Tutta la Famiglia del Carmelo, nei
vari ambiti e competenze, offre al TOC aiuti per una vita spiritualmente
stabile e mezzi per il conseguimento della perfezione della carità.
Il suo servizio al popolo
Il TOC concepisce la Chiesa come un
popolo dove tutti danno il proprio contributo, dove tutti sono al servizio del
tutto.
È consapevole, quindi che il
Terz’Ordine avrà vita, non nella misura in cui si preoccuperà di se stesso, di
mantenere e rafforzare la sua struttura, ma solo nella misura in cui tenta di
servire il tutto, di avere come orizzonte l’insieme del popolo di Dio.
Per questo la sua preoccupazione
non è quella di rafforzare la fraternità e neppure quella di rafforzare la
struttura della Chiesa, ma quella di servire il popolo perché questo faccia il
passo che Dio gli sta chiedendo di fare.
I Terziari, allora, sono aperti
“nel tutto per il tutto”. Sanno benissimo che non parte da loro stessi per
servire gli altri, ma dall’insieme, da tutto il popolo, dalle esigenze di
tutti.
Per questo il loro servizio ha come
presupposto il camminare con il tutto.
Il suo stile di vita
I Terziari sono dei contemplativi
in mezzo alla società.
Sanno ascoltare i movimenti della
coscienza del proprio popolo e quelli della coscienza collettiva dell’umanità.
Sanno interpretare e capire questi
movimenti alla luce della Parola di Dio, capaci di pregare e viverli.
Questo permette loro di saper comprendere
la realtà con obiettività e capire in quale direzione si sta muovendo la
storia.
Tutto ciò li rende vigili e attenti
ai segni della presenza di Dio a cui aderiscono in modo quasi istintivo e
gioioso, tanto da lasciarsi entusiasmare dalle grandi opere che compie lo
Spirito del Signore.
Sanno che ogni momento è un momento
di salvezza, un “kairos”, per questo sono attenti ad esprimere solidarietà a
quanto c’è di Dio nelle persone, negli avvenimenti e nelle circostanze, anche
le più quotidiane, della vita.
Tutto ordinano secondo Dio capaci
di indicare il giusto valore delle cose temporali.
Pronti a proclamare la Parola di
Dio che la storia ci dona con il coraggio di denunciare ciò che non è secondo
la Parola e annunciando ciò che gli è conforme.
Cercano e creano una vita
“silenziosa”, condizione indispensabile per vigilare, sperare, pregare la
Parola che si fa storia e per donarsi ad essa in un dialogo di amore profondo.
La loro preoccupazione per la
fraternità li rendi attenti a tutti e nel tutti, all’ultimo. Sanno che l’ultimo
è colui che Dio sceglie per annunciare il suo Vangelo.
E da lui incomincia ogni cammino ed
ogni proposta per tutto il popolo.
Il loro spirito fraterno li porta a
vivere rapporti e relazioni interpersonali sul modello della primitiva comunità
di Gerusalemme e alla luce dei segni della presenza di Dio scoperti nella
contemplazione della nostra storia.
Questi segni della presenza di Dio
nella storia sono la Parola ascoltata, l’Eucarestia condivisa e celebrata, la
preghiera innalzata a Dio insieme a tutto il popolo e l’ambito della carità e
della comunione autentica.
La formazione (iniziale e permanente)
La formazione del Terz’Ordine si
sviluppa su due grandi piste. Una è nell’azione. Il TOC vive il processo di
programmazione, attuazione, revisione; un processo educativo che nasce dallo
svolgere una certa azione. L’altra pista è contenutistica. Essa scaturisce dai
contenuti programmati secondo gli obiettivi prefissati. Spirito della sana
laicità, formazione alla contemplazione e alla fraternità, la Regola e la
storia del Carmelo con le grandi figure della sua spiritualità , formazione
interiore, spiritualità ecclesiale e comunitaria, formazione biblica e
magisteriale, liturgica e formazione alla preghiera sono i grandi contenuti su
cui si sintonizza la formazione del TOC.
Tutto viene vissuto in tempi e
ritmi stabiliti per la formazione.
Per vivere questo, il TOC è
cosciente che il primo interesse in questo campo è la formazione dei formatori.
Le strutture decisionali, di conduzione e animazione
Ogni struttura del TOC, in quanto
Ordine, deve permettere che il carisma si manifesti in funzione del corpo
sociale e sia riconosciuta dal corpo sociale ed ecclesiale, perché “a ciascuno
è dato una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor
12,7).
Il TOC, quindi, pur dipendendo
dall’Ordine Carmelitano e dalle sue autorità in forza del voto di obbedienza,
sa che il dinamismo che deve muovere la Chiesa non deve risiedere in centri
fuori dalla Diocesi (o della parrocchia). I Vescovi e i Preti non sono solo lì
per benedire la loro realtà e dare il proprio consenso. Ad essi ogni Terziario
fa continuamente riferimento.
Il
Priore Generale è il Padre
spirituale di tutti i Terziari ed è il segno della loro comunione con il
Carmelo.
L’Assistente
spirituale è un Delegato del
Priore Generale ed è amico di tutti. Attento agli ultimi. Prende a cuore
l’aspetto formativo del TOC e con carità stimola tutti ad adempiere il proprio
compito. Esperto nella conoscenza della spiritualità laicale, stimola ad un
continuo rinnovamento nella comprensione di se stessi all’interno della Chiesa
e del mondo. Anima la fraternità in stretta comunione con il Presidente ed il
Consiglio.
La
Fraternita o Sodalizio è l’ambito
dell’esperienza più autentica del terziario. Qui, nella comunione, si manifesta
la profezia di quanto la Chiesa è chiamata ad essere e a vivere.
Ha ritmi di incontro tali che la
sua vita spirituale si sviluppi e si rafforzi in un processo graduale.
Sensibile alle esigenze della Provincia, vive in essa in comunione di vita e di
impegno per le realtà comuni.
Il
Presidente anima la fraternità
insieme all’Assistente e al Consiglio nella carità e verità (cfr. Ef 4,15) di
cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con
la sua morte e risurrezione. Vigila perché tutti esprimano la propria
responsabilità nel compito che gli è stato affidato. Convoca le riunioni della
Fraternita e del Consiglio.
Rappresenta la comunione e la
carità della Fraternita nel Consiglio pastorale parrocchiale (ove si è
presenti) e in altri organismi sia parrocchiali che diocesani, sia a livello
Zonale e Provinciale.
Il
Consiglio è l’ambito
sacramentale della comunione di tutta la fraternità e l’ambito primario di
animazione. Qui sono di casa il dialogo, il discernimento, la ricerca continua
della volontà di Dio, la contemplazione delle opere di Dio nella storia
mondiale, nazionale e locale, e in particolare della fraternità.
Il
Maestro di formazione è in stretta
comunione con il Presidente e il suo Consiglio. Si occupa della formazione dei
candidati. Il suo servizio non è sostitutivo della testimonianza di vita di
tutta la Fraternita che è il vero ed unico ambito di formazione dei candidati.
I servizi tecnici
Anche se messo all’ultimo posto, i
servizi tecnici non sono da meno riguardo agli altri livelli, anzi sono i primi
sotto l’aspetto della strumentalità. Quindi meritano molta attenzione, perché
senza di essi niente si può fare.
Il
tesoriere o cassiere è il delegato a
rendere tutti i componenti della Fraternita responsabili dell’aspetto economico
della stessa. Ogni sua azione quindi sarà verso questo obiettivo.
Il
segretario custodisce i registri
del sodalizio, cioè quelle delle ammissioni
e delle professioni, degli atti del consiglio e delle adunanze.
Distribuisce eventuali circolari o messaggi anche tramite i nuovi mezzi di
comunicazione. È l’amico di tutti in ordine a un rapporto familiare, fraterno,
quotidiano. È il confidente di tutti. Il suo rapporto non solo di chi manda gli
inviti, ma anche di chi porta la voce di tutta la Fraternita, di chi stimola a
partecipare, a superare difficoltà e problemi che possono venire.
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